Vincere il tumore alla prostata

16/02/2015

Far presto, quando si parla di tumori, significa fare bene. E aumentare le prospettive di vincere la malattia. A questa regole non sfugge il tumore della prostata, che rappresenta il venti per cento di tutti i tumori tra gli over-50 e aumenta con il progredire dell'età. Oggi grazie ai trattamenti chirurgici e farmacologici, la soprawivenza dei pazienti è di circa l'88 per cento a cinque anni dalla diagnosi. Ma, nonostante le cure, a volte il nemico non si ferma. Oltre il 40 per cento degli uomini colpiti sviluppa metastasi e di questi un numero elevato diventa resistente al trattamento che annulla l'azione degli ormoni maschili. Non solo: a volte il tumore si presenta fin dall'inizio in fase avanzata e questo porta alla necessità di trovare ancora nuove soluzioni come ad esempio enzalutamide, farmaco indicato proprio per chi ha un tumore che ha già dato metastasi e non risponde più alle cure ormonali e alla chemioterapia. Intervento differenziato L'importante, in ogni caso, è che l'approccio venga definito caso per caso, anche quando il la percentuale degli uomini colpiti che sviluppano meta stasi tumore è già progredito. Il trattamento dipende infatti dalle caratteristiche del paziente e dalla malattia stessa. La maggior parte dei malati si presenta alla diagnosi con tumori clinicamente localizzati, che non invadono pertanto le strutture adiacenti e non hanno localizzazioni a distanza. In questi casi, le attuali opzioni terapeutiche sono rappresentate da chirurgia, radioterapia, brachiterapia (attraverso aghi che rilascino sostanze nocive per le cellule neoplastiche) e terapia focale. Ci sono casi in cui si preferisce 'osservare' l'evoluzione del quadro perché la malattia si mantiene "indolente": in queste circostanze il malato è sottoposto a periodici controlli che includono biopsie prostatiche e diventa candidabile a intervento chirurgico o radioterapia solo in caso di progressione della patologia.

Da Il Secolo XIX 14 febbraio 2015