Proteggere la fertilita'? Si comincia fin dall'adolescenza

16/07/2015

Roma, 16 luglio 2015 - Se si tratta di ottenere un sorriso smagliante, i giovani maschi italiani non ci pensano due volte a  prendere l’appuntamento con il dentista. Se, invece, si parla di fertilità, ecco che la visita dall’urologo non è nemmeno contemplata, eccetto quando non sia estremamente necessaria. Lo rivela un recente sondaggio on-line realizzato sul sito de il Ritratto della Salute e di Sky Sport. Secondo i dati, meno del 5% dei ragazzi sotto i 20 anni ha fatto una visita dall’urologo, mentre più del 40% delle loro coetanee è stata almeno una volta dal ginecologo. Eppure i primi controlli e la prevenzione dovrebbero iniziare già nella prima infanzia ed essere portati avanti per tutta l’adolescenza. “C’è una crescita preoccupante delle patologie della sfera riproduttiva e sessuale maschili, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani maschi, nella maggior parte dei casi, dovuta a stili di vita sbagliati - spiega il prof. Riccardo Valdagni, presidente nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) - Ma anche a una scarsa vigilanza e quindi a pochi controlli. Molte di queste patologie, se trascurate, possono minare la qualità di vita dei ragazzi con conseguenze importanti come l’impotenza e l’infertilità nell’età adulta”.

“Nell’1% dei casi il bambino nasce criptorchide, cioè con uno o entrambi i testicoli non correttamente sviluppati e in sede – spiega l’esperto - e l’infertilità è la conseguenza statisticamente più rilevante di questa condizione, se non si interviene subito. Il 15% dei giovani tra i 15 e i 25 anni è, invece, portatore di varicocele, un disturbo che potrebbe essere semplicemente diagnosticato con una visita approfondita dal medico di famiglia. Tuttavia, molti ragazzi non sanno nemmeno cos’è, non accusano nessun disturbo e di conseguenza lo scoprono solo in età adulta quando compare dolore localizzato e soprattutto infertilità. Fino ai 14 anni e una volta completato lo sviluppo è sempre raccomandato tenere sotto controllo lo sviluppo – spiega Valdagni – e quindi monitorare la presenza di malformazioni o disfunzioni dell’apparato riproduttivo”.