Che cosa si può fare per prevenire e curare l’ipertrofia prostatica

09/01/2020

Stimolo frequente, minzione dolorosa, risvegli notturni sono alcuni dei fastidi collegati a questa patologia molto diffusa. Una visita dall’urologo ai primi segnali evita terapie invasive

Il problema più diffuso è certamente l’ipertrofia prostatica benigna, che interessa praticamente tutti i maschi a partire dai 40 anni circa, quando la ghiandola prostatica inizia per natura a ingrossarsi. Si calcola che colpisca il 5-10 per cento degli uomini prima dei 40 anni, la metà dei 50enni e fino all’80 per cento dei maschi dopo i 70 anni. A oggi ne soffrono ben sei milioni di connazionali. «Si manifesta con difficoltà a iniziare la minzione, bruciore durante la stessa, aumentata frequenza, anche notturna, senso di urgenza e di vescica non vuota e dolore al basso ventre — spiega Alberto Lapini, presidente della Società italiana di urologia oncologica (SIUrO) e responsabile della Prostate Cancer Unit all’ospedale Careggi di Firenze —. Alcuni pazienti lamentano, inoltre, presenza di sangue nello sperma ed eiaculazione dolorosa. In alcuni casi, può esser presente febbre con brivido. Sono due i buoni motivi per non trascurare queste avvisaglie: il primo è che con una diagnosi precoce è possibile impostare un regime terapeutico su misura del paziente e ridurre l’impatto della patologia sulla qualità di vita. In pratica, una volta individuato il problema e avviata la cura, si vive meglio, mentre moltissimi uomini si condannano a vivere situazioni di disagio per anni, convinti che siano disturbi tipici dell’età che avanza e che non si possa fare altro che sopportare. Il secondo motivo è che questi sintomi non vanno sottovalutati perché in alcuni casi possono indicare la presenza di un tumore della prostata»

FONTE: CORRIERE DELLA SERA