Cancro: il 3% delle diagnosi arriva prima dei 40 anni

23/03/2016

Roma, 23 marzo 2016 - Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati 30 nuovi casi di tumore in pazienti che hanno meno di 40 anni, pari al 3% delle nuove diagnosi di tumore. I giovani pazienti oncologici sono circa 8mila e oggi possono sperare in un futuro fertile grazie alle tecniche di crioconservazione. Si è parlato di questo ieri al Policlinico Umberto I di Roma nel corso del ‘Focus Oncofertilità’. Tre società scientifiche, la Sie (Società italiana di Endocrinologia), l’Aiom (Associazione italiana di Oncologia Medica) e la Sigo (Società italiana di Ginecologia e Ostetricia) sono al lavoro per elaborare un documento di consenso (un patto) sulla crioconservazione da proporre alle istituzioni e ai pazienti “per garantire che questi percorsi- hanno sottolineato - siano sicuri e accessibili e abbiano come fulcro banche del seme gestite da una rete di Centri di Oncofertilità in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze dei pazienti”. Secondo Carmine Pinto, presidente dell’Aiom, l’attenzione alla fertilità va intesa “come uno dei bisogni essenziali del paziente oncologico e tutti i metodi per preservarla dovrebbero essere fruibili attraverso il Servizio sanitario nazionale. La progettualità del ‘dopo il cancro’ è motivo di vita e recupero di energie anche durante la malattia. Preservare la funzione ovarica e la fertilità, allora, significa non solo poter diventare genitori dopo il tumore, ma anche tutelare la salute della donna, evitando una menopausa precoce con le conseguenze negative e i problemi psico-fisici che questa condizione può comportare nel breve e nel lungo termine”. Sono trascorsi 30 anni, ha aggiunto Paolo Scollo, presidente della Sigo, da quando “venne descritta la prima nascita da ovociti crioconservati mediante la tecnica del congelamento lento: la crioconservazione ha mostrato ottimi risultati in termini di sopravvivenza allo scongelamento, fertilizzazione e gravidanza, anche se i tassi di successo variano considerevolmente a seconda della popolazione di pazienti, della qualità degli ovociti e del numero di embrioni trasferiti. Fino a oggi non sono state riscontrate differenze significative nei bambini nati da ovociti freschi e da ovociti congelati con tecniche di fecondazione in vitro in termini di variazione del numero dei cromosomi- ha concluso- difetti di nascita o deficit dello sviluppo”.