Foggia in «Pole» contro il cancro alla prostata

02/02/2015

Dall'università di Foggia, una scoperta che rivoluzionerà la diagnosi e il trattamento adeguato del cancro prostatico il cui tallone d'Achille è la diagnosi fatta in ritardo. Il prof. Giuseppe Carrieri, direttore clinica urologica dell'università e del dipartimento nefrourologico universitario di Foggia e la sua equipe hanno scoperto la «Pentraxina-3», un nuovo marcatore che permette di predire se un'infiammazione presente a livello della prostata si orientera verso il carcinoma. Il relativo lavoro scientifico è stato ospitato dalla più importante rivista internazionale «Cancer Research» e sta riscuotendo interesse notevole in campo mondiale (il prof. Carrieri ne ha, correttamente, parlato a pubblicazione avvenuta in sede scientifica). «Nello studio condotto presso il nostro dipartimento di nefrologia (prof. Giuseppe Grandaliano) e urologia - ha detto Car-rieri - è stato evidenziato che la sostanza, una proteina immunoregolatrice, è espressa in maniera accentuata (iperespressa) nei tessuti prostatici affetti da infiammazione (prostatite) che, a distanza di tempo, svilupperanno il carcinoma. I pazienti che, ad una prima biopsia prostatica, nonostante il quadro rilevato risulti negativo per la presenza di un carcinoma, se presentano elevati livelli di «Pentraxina- 3» - prosegue Carrieri - hanno un rischio statisticamente elevato, che, a una successiva biopsia, si riscontri la presenza del temibile carcinoma. La scoperta - conclude Carrieri - consentirà diagnosi precoci e limiterà il numero di pazienti che devono sottoporsi, come ora correttamente avviene, a ripetute biopsie prostatiche dopo una prima risultata negativa». Più del 20% dei tumori della prostata sono causati da infiammazione cronica e, quindi, è di grande importanza clinica individuare precocemente quale di questi pazienti successivamente andrà incontro ad un tumore prostatico. Il carcinoma della prostata è in aumento. Colpisce 36.000 italiani l'anno (4 ogni ora) ed è al terzo posto nella scala della mortalità (prevalentemente in over 70 anni) per malattie oncologiche. È presente in forma latente nel 15-30% dei soggetti over 50 anni e nel 70% degli ottantenni. La diagnosi precoce e la sua opportuna valutazione sono importanti al fine di evitare malattia, complicanze e morte. La scoperta fatta dall'équipe uronefrologica dell'università di Foggia permetterà addirittura di predire l'orientamento verso il tumore di una condizione non grave come la prostatite.

Da La Gazzetta del Mezzogiorno 02 febbraio 2015