Tumore della prostata: "L'attività fisica aggrava la mia malattia"

23/10/2015

Roma, 23 ottobre 2015 – Il 40% dei pazienti oncologici e i loro familiari pensano che l’attività fisica non apporti alcun beneficio, il 23% addirittura è convinto che aggravi il tumore. Non solo. Sei malati su dieci ritengono che cambiare le proprie abitudini alimentari non aiuti ad affrontare il cancro e ben il 55% di loro vorrebbe ricevere più informazioni sul legame tra stili di vita e neoplasie. Sono questi alcuni dei dati emersi da un’indagine europea condotta da Insite Consulting e Janssen su oltre 400 clinici e familiari di pazienti con tumore alla prostata in cinque Paesi, tra cui l’Italia. “Si tratta di dati significativi, frutto di miti sbagliati – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS di Reggio Emilia – che testimoniamo quanto sia sempre più importante informare sulla patologia ed educare a stili di vita corretti non solo il paziente, ma anche chi interviene nella gestione quotidiana della malattia”. Per rispondere a questo crescente bisogno informativo l’AIOM promuove Prostata: sul tumore vince chi gioca d’anticipo, un vero e proprio “Tour della prevenzione” in venti città, che porta gli oncologi a parlare esclusivamente agli anziani di lotta alle neoplasie nei centri ricreativi per la terza età,  presentato oggi  all’apertura del XVII Congresso Nazionale della società scientifica che riunisce a Roma circa 3000 clinici. “Con questa campagna – continua il prof. Pinto – la prima nel suo genere in Italia, abbiamo scelto di focalizzarci su un tumore solido che interessa maggiormente la terza età e per il quale non esistono finora programmi di informazione e di screening adeguati. Abbiamo realizzato anche un opuscolo informativo da diffondere in ogni incontro che consente ai malati e alle loro famiglie di conoscere la patologia, capire cos’è e quando può essere fatto il controllo del PSA e fornisce consigli pratici su come gestire il forte impatto che la malattia ha nella quotidianità della persona”. Dopo il successo della prima edizione in dieci città, la campagna ripartirà nel prossimo novembre con altre 10 tappe a Padova, Trento, Pescara, Terni, Chieti, poi ancora Bari, Cosenza, Palermo, Nuoro e Como.  

“Il 40% dei tumori solidi può essere prevenuto attraverso uno stile di vita sano – aggiunge il prof. Pinto – Ma abbandonare comportamenti a rischio come il fumo o la sedentarietà presenta enormi vantaggi, anche se quando si è colpiti da tumore in un’età matura. Nel paziente che smette di fumare dopo la diagnosi di carcinoma prostatico il rischio di recidiva si riduce dal 34% al 14%, rispetto ai malati che persistono nel vizio. La pratica di esercizio fisico dimezza la probabilità di sviluppare una nuova neoplasia; una dieta sana rallenta la progressione del cancro, quindi il rischio di metastasi e aiuta il paziente a rispondere meglio alle terapie. Ecco perché l’oncologo ha un ruolo chiave nell’indicare al paziente non solo in cosa consiste la patologia e a quali trattamenti sarà sottoposto, ma soprattutto come gestire il tumore nel quotidiano, a partire dalla correzione di quei comportamenti scorretti come il fumo, il consumo di alcolici, alimentazione poco equilibrata e la sedentarietà”.
“A differenza di altre forme tumorali fare diagnosi precoce per il cancro alla prostata risulta davvero complicato, in quanto non esiste un programma di screening di massa come per altri tipi di cancro – . spiega il prof. Sergio Bracarda, Direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda Usl 8 di Arezzo –. La malattia a progressione lenta non ha sintomi specifici e ben definiti. Per questo, molte volte, si arriva ad una diagnosi tardiva. Delle 35mila nuove diagnosi di carcinoma prostatico che si registrano ogni anno in Italia, circa la metà interessa un uomo ultra60enne. In molti di questi casi viene adottata una strategia di tipo osservazionale nota come la sorveglianza attiva: si tiene sotto stretto controllo nel tempo il comportamento e l’evoluzione del tumore, riservando il trattamento (chirurgico, radioterapico, farmacologico) solo ai pazienti che ne abbiano bisogno e quando ne abbiano bisogno. In questa fase è importante suggerire al malato e ai suoi familiari quali accorgimenti adottare e garantire al malato una buona qualità di vita. Anche chi riceve trattamenti più invasivi e subisce i loro effetti (incontinenza, disfunzione erettile, fatigue) può superarli grazie ai trattamenti innovativi disponibili, ma soprattutto anche grazie a buone abitudini quotidiane”.
“Il tumore della prostata è attualmente la neoplasia più frequente nel sesso maschile – sottolinea il prof. Emanuele Crocetti, segretario AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) –, rappresenta il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età e le proiezioni ci dicono che un uomo ogni 8 svilupperà la malattia. Anche la sopravvivenza per questo tipo di tumore è in costante e sensibile crescita: oltre il 91% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. Per questo diffondere la cultura della prevenzione è fondamentale”.
“Un altro aspetto da non trascurare è il ‘contraccolpo’ psicologico e familiare della malattia – evidenzia il prof. Pinto –. Compito dell’oncologo è sostenere l’impegno quotidiano dei familiari a intuire il disagio del paziente, stimolando a interagire di più con il personale sanitario. La gestione ottimale del malato deve avvenire con un approccio multidisciplinare che coinvolga più specialisti (oncologi, urologi, anatomopatologi, radioterapisti, psico-oncologi, ecc.) per rispondere alle reali esigenze del paziente oncologico. Col nostro tour vogliamo anche promuovere la costruzione di una relazione fiduciaria tra oncologo-paziente-familiare. La nostra società scientifica – conclude il prof. Pinto – è da anni in prima linea nella promozione di iniziative dedicate alla prevenzione oncologica (primaria e terziaria), attuabile grazie a stili di vita corretti. Solo così si avranno in futuro meno cittadini malati, con un grande risparmio anche dal punto di vista economico”.
“La nostra azienda è orgogliosa di scendere in campo al fianco degli oncologi in un progetto così importante – afferma il dott. Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato Janssen, che rende possibile l’intero progetto –. Le campagne focalizzate sulla prevenzione e sulla creazione di cultura sui tumori rappresentano la nuova frontiera nella collaborazione tra società scientifiche e aziende farmaceutiche. Lavoriamo per migliorare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci esistenti, sintetizzare nuove molecole per realizzare medicinali innovativi. Il nostro scopo è fornire ai pazienti le migliori terapie possibili e garantire la sostenibilità del sistema”.