20 anni di lotta al fumo, nel '96 uno studio lo condannò per il cancro del polmone

18/10/2016

Roma, 18 ottobre 2016 - 'Il chiodo decisivo sulla bara delle sigarette', 'L'arma decisiva per imporre un bando al fumo', persino l'involontariamente ironico 'la pistola fumante del legame con i tumori'. Lo studio pubblicato 20 anni fa da Science, il primo a dimostrare i danni prodotti dalle sigarette sulle cellule del polmone, rappresenta una pietra miliare nella storia della lotta al fumo, e a testimoniarlo ci sono anche le espressioni usate dai ricercatori dell'epoca, che finalmente potevano zittire la critica principale fatta dalle industrie del tabacco, cioè appunto che in realtà una prova diretta non era ancora stata trovata. La ricerca, coordinata da Gerd Pfeifer del Beckman Institute di Duarte, in California, ebbe un grande risalto su tutti i media dell'epoca. I ricercatori dimostrarono che le cellule del polmone esposte al benzopirene, uno dei componenti del fumo, riportano danni a un gene chiamato p53, che ha la funzione di proteggere in generale le cellule dai tumori. I danni osservati in questo caso erano in tre porzioni specifiche del gene, le stesse che risultano danneggiate nelle cellule tumorali. "In realtà le prime prove risalgono a 20 anni prima, quando uno studio epidemiologico fatto sui medici inglesi dimostrò che i fumatori morivano di più di tumore al polmone - spiega Carmine Pinto, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. Questa però fu una ricerca importante, che aprì la strada a quelle che dimostrarono che le sigarette sono un fattore cancerogeno anche in diversi altri tipi di tumore. Per quanto riguarda il polmone oggi sappiamo che ci sono farmaci che ci permettono di curarlo, ma la prima terapia, quello peraltro che ha l'impatto minore sulla spesa sanitaria, è la prevenzione".